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Faber Joannes

  • Persona

Joannes Faber (Bamberg, 1574 - Roma, 17 settembre 1629).
Johann Schmidt(1), nato a Bamberg da genitori protestanti, di cui rimase orfano in tenerissima età durante la peste del 1575, venne adottato dal cugino bottaio Philipp Schmidt, che lo educò secondo i principi della fede cattolica. Dopo aver frequentato il ginnasio nella sua città, intraprese lo studio della teologia a Würzburg per passare, presto, a quello della medicina sotto la guida di Adriaan van Roommen e nel 1597 si laureò con le Theses medicae de febre putrida et febre pestilentiali, poi pubblicate per i tipi di Georg Fleischmann(2). Il desiderio di approfondire le sue conoscenze mediche lo portò, l'anno seguente, a Roma, città ambita per le opportunità che dava all'esercizio della
professione e per la pratica che si poteva svolgere nei suoi celebri ospedali.
Qui, latinizzato il suo nome in Johannes o Giovanni Faber - talvolta mutato in Fabri o Fabro - cominciò a lavorare nell'Arcispedale di S. Spirito in Sassia(3) come assistente di Andrea Cesalpino, Andrea Bacci e Angelo Colio, con il quale ultimo praticò studi di anatomia direttamente sul corpo umano. Nel 1600 ottenne la cattedra di Botanica e il Lettorato di Anatomia e nello stesso periodo venne nominato direttore dell'Orto Botanico pontificio. L'impegno professionale e la nomina, nel 1615, a provisor e amministratore della Confraternita della Nazione Tedesca presso S. Maria dell'Anima in Roma(4) gli diedero modo di frequentare la corte papale e divenire, per i suoi conterranei, interlocutore privilegiato per l'accoglimento di delicate suppliche presso i cinque pontefici succedutisi nell'epoca e per il disbrigo di affari per conto di ecclesiastici e di vescoviprincipi tedeschi (tra i quali Johann Gottfried von Aschhausen, Johann Fuchs vonDornheim, Jakob Fugger von Kirchberg-Weissenhorn, Eitel Friedrich von Hohenzollern), degli imperatori e degli arciduchi d'Austria, di numerosi langravi e principi d'oltralpe, nonché dei rappresentanti della influente famiglia Fugger(5). Questi impegni, tuttavia, non lo distolsero dagli interessi artistici(6), eruditi e scientifici, come dimostrano, ad esempio, la stesura del commento In imagines illustrium ex Fulvii Ursini Bibliotheca(7) e la redazione della De nardo et epithymo adversus Josephum Scaligerum disputatio(8). Johannes Faber, che coltivava profondi interessi medici, botanici e artistici, divenne uno dei più celebri collezionisti dell'epoca raccogliendo nella sua casa romana una importante raccolta di naturalia, composta da più di cento scheletri
di animali, vegetali esotici e minerali.
Nel 1608 acquisì la cittadinanza romana e nel 1612 sposò Anna Hyzler(9) dalla quale ebbe diversi figli dei quali sopravvissero, tuttavia, solo Giovanni Domenico(10), Maria Vittoria e Maria Maddalena(11).
A Roma ebbe modo di conoscere e frequentare l'élite culturale del periodo, nonché il principe Federico Cesi ed i suoi dotti sodali, che avevano dato vita nel 1603 all'Accademia dei Lincei(12), e con i quali partecipò a diverse escursioni botaniche(13) e convegni di argomento medico e scientifico; il 29 ottobre 1611 Johannes Faber ricevette l'anello di smeraldo, simbolo della sua adesione al consesso linceo, del quale divenne cancelliere generale il 23 aprile dell'anno seguente. Tra le attività dell'Accademia nelle quali ebbe un ruolo di rilievo, oltre alla curatela di alcune opere Galileiane(14), si segnala la cura della stampa delle Praescriptiones Lynceae Academiae del 1624(15) e dei materiali
preparatori all'edizione del Rerum medicarum Novae Hispaniae Thesaurus, che vedrà la luce solo nel 1651(16), ma un estratto del quale, dal titolo Animalia mexicana, venne pubblicato da Faber nel 1628( 17).

NOTE
1 Per la biografia di Faber, si vedano le voci, datate ma ancora indispensabili, di Gabriella Belloni Speciale, Faber, Giovanni in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1993, vol. 43 pp. 686-689, e
Faber Schmidt in www.lincei-celebrazioni.it/ischmidt.html (ultima consultazione in data 18 dicembre 2013).
2 Johann Faber, Theses medicae de febre putrida et febre pestilentiali, Wircerburgi excudebat G. Fleischmann, 1597.
3 Molte sono le note di visite, diagnosi e prescrizioni mediche che si trovano tra i documenti di Johannes Faber (cfr. ad esempio Biblioteca dell'Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, da ora in poi B.A.N.L., Fondo Johannes Faber, Filza 412 cc. 228r-357v) e le reiterate richieste di aumento di salario o di nuovi incarichi da questi rivolte ai pontefici o ai diversi importanti personaggi frequentati (si vedano, tra le altre, B.A.N.L., Fondo Johannes Faber, Filza 413 c. 289r e Filza 414 c. 318r).
4 In tale veste Faber, che ricoprì la carica di "Provisor & Administrator Ecclesiae et Hospitalis S. Mariae de Anima Nationis Teutonicorum de Urbe" fino al 1627, si troverà molto spesso a dover rispondere a richieste di aiuto e denaro da parte degli espatriati dimoranti in Roma (si vedano i documenti alle Filze 421, 422, 423 e 424 passim). Per la Congregazione Tedesca si veda in particolare la documentazione cucita nella Filza 424.
5 La fortuna della famiglia Fugger, piccoli tessitori di Augsburg, divenuti i più grandi capitani dell'industria e della finanza del XVI secolo, ebbe inizio con la conquista dei diritti di sfruttamento delle miniere austriache e ungheresi. Da quel momento, non ci sarà nuova fabbrica che essi non finanzino, terra cristiana in cui non abbiano una succursale o degli agenti, spedizione che vada a scoprire nuove rotte marittime e nuovi sbocchi che essi non appoggino. Commerciarono seta, spezie, ma soprattutto metalli e introdussero in Germania l'industria tessile del fustagno importando il prezioso cotone dal Levante. Banchieri degli Asburgo, saranno così potenti da decidere l'elezione al trono dell'Imperatore Carlo V e da finanziarne le guerre. Ferventi cristiani devoti a Roma, i Fugger per la loro fedeltà alla Santa Sede, saranno i banchieri della Curia e beneficeranno dell'appoggio e dell'amicizia di tutti i papi. Centinaia sono le lettere scambiate con i diversi esponenti della famiglia più ricca e prestigiosa del periodo, nonché con gli agenti di questa nel mondo (si veda infra).
6 Curiosa la lettera di suor Maria Cherubina Melfi, nella quale la religiosa esprime il desiderio di acquistare un cembalo di proprietà di Johannes Faber (Filza 421 c. 301r-v). Un oggetto certamente non presente in tutte le case
di medici romani nel corso del XVII secolo.
7 Theodore Galle, Illustrivm imagines, ex antiquis marmoribus, nomismatibus, et gemmis expressae quae exstant Romae, maior pars apud Fulvium Ursinum. Ed. altera, aliquot imaginibus, et J. Fabri ad singulas commentario, auctior atque illustrior. Theodorus Gallaeus delineabat Romae ex archetypis, incidebat Antuerpiaee M.D.XCIIX, Antverpiae ex officina Plantiniana, apud J. Moretum, 1606.
8 Johannes Faber, Joannis Fabri Bambergensis... De nardo et epithymo adversus Josephum Scaligerum, disputatio. Qua plantarum istarum vera descriptio continetur..., Romae ex typographia Gullielmi Facciotti, 1607.
9 Da tutti gli studiosi, sino ad oggi, la moglie di Johannes Faber è sempre stata indicata con il nome errato di Maria Anna Hyrler, ma si veda, tra gli altri documenti, il sentito epitaffio scritto per lei dal marito nel novembre del 1627 a c. 330r della Filza 413, che riporta il nome esatto, utilizzato nel presente inventario.
10 Non Giano Domenico, come da alcuni asserito. Nella Filza 412 sono conservati diversi documenti relativi alla vita del ragazzo dopo la morte del padre: alle cc. 185r e 187r si trovano due ricevute datate 5 novembre 1630 del
medico Pietro Castelli e dello speziale Henricus Corvinus per averlo curato "dieci giorni ... havendo il detto putto hauto la febbre, i morviglioni..."; diverse le spese per vestiti alle cc. 190-208 passim; alle cc. 209r-210r, infine,
Tullio Tesei "mastro di scola" afferma di aver ricevuto diversi pagamenti "per la mercede d'insegnare Gio. Domenico Fabro... leggere e scrivere" nel periodo 14 giugno 1631-13 luglio 1633.
11 Nate rispettivamente nel 1622 e nel 1625. Alla morte del padre le bambine vennero ricoverate nel monastero dei SS. Quattro Coronati (si vedano le diverse liste di oggetti consegnati al fattore Giulio Cesare Zappa e a Suor
Anna Maria e le note di spese per vestiario e "per la aduchatione ... delle zitelle" alla Filza 412).
12 Sull'Accademia dei Lincei e i soci del dotto consesso è stata prodotta, fin dal 1608, una sterminata bibliografia. Per uno sguardo d'insieme, si veda, da ultimo, il catalogo della mostra Favelleran di te sempre le stelle. Galileo, i primi
Lincei e l'Astronomia, a cura di Ebe Antetomaso, Alessandro Romanello e Andrea Trentini, Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 2011.
13 Una breve relazione, molto nota, di una di queste escursioni è contenuta alle cc. [304]v, [303]r, [301]r, [299]v, [297]r-v della Filza 420.
14 Galileo Galilei, Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari e loro accidenti: comprese in tre lettere scritte all'illustrissimo signor Marco Velseri... dal signor Galileo Galilei.... Si aggiungono nel fine le lettere, e disquisizioni del fìnto Apelle, In Roma appresso Giacomo Mascardi, 1613; Galileo Galilei, Il saggiatore nel quale con bilancia esquisita e giusta si ponderano le cose
contenute nella Libra astronomica e filosofica di Lotario Sarsi Sigensano scritto in forma di lettera all'Ull.mo et Reuer.mo mons.re d. Virginio Cesarini... Dal sig. Galileo Galilei..., In Roma appresso Giacomo Mascardi, 1623 (alla dedica a firma de Gli Accademici Lincei; seguono due poemi in lode dell'autore, uno in latino di Johannes Faber, l'altro in italiano di Francesco Stelluti).
15 Praescriptiones Lynceae Academiae, curante Joan. Fabro... praelo subiectae, Interamnae in typographeio Thomae Guerrierii, 1624.
16 Francisco Hernandez, Nova plantarum, animalium et mineralium mexicanorum historia a Francisco Hernandez... primum compilata, dein a Nardo Antonio Reccho in volumen digesta, a Jo. Terentio, Jo. Fabro, et Fabio Columna Lynceis notis, & additionibus longe doctissimis illustrata. Cui demum accessere, aliquot ex principis Federici Caesii frontispiciis Theatri naturalis
phytosophicae tabulae una cum quampluriis iconibus ad octingentas, quibus singula contemplando graphice exhibentur, Romae sumptibus Blasij Deversini & Zanobi Masotti, 1651.
17 Johannes Faber, Joannis Fabri Lyncei Bambergensis... Animalia mexicana descriptionibus, scholijsque exposita. Thesaurivrerum medicarum Novae Hispaniae, seu plantarum, animalium, mineralium Mexicanorum historiae Francisci Hernandi... etNardi Antonii Recchi... Lynceis, notis, commentarijs, auctarijs illustratae, & editae..., Romae apud J. Mascardum, 1628.

Leonardo Paterna Baldizzi

  • 1868-1942

Biografia
Nacque a Palermo il 23 febbraio 1868 da Antonino Paterna, artigiano, e da Provvidenza Baldizzi.
Nel 1884 conseguì la licenza tecnica all’Istituto Filippo Parlatore. Si iscrisse all’Università di Palermo e contemporaneamente seguì i corsi all’Accademia di belle arti. Il 31 agosto 1889 ottenne il diploma di abilitazione all’insegnamento del disegno e iniziò l’apprendistato nello studio del suo mentore e maestro Giuseppe Damiani Almeyda. Si fece notare per i rilievi della chiesa di S. Giorgio dei Genovesi all’Esposizione nazionale di Palermo del 1891-92 e all’Esposizione Colombiana italo-americana di Genova del 1892. La sua predisposizione al disegno lo portò a eseguire innumerevoli schizzi e rilievi di monumenti e architetture. Vincitore di concorso nel 1892 per la docenza nelle scuole tecniche, insegnò alla Scuola Domenico Scinà di Palermo, benché continuasse a lavorare come disegnatore architetto.
Nel 1894 prestò servizio militare a Roma. Qui iniziò a scrivere i suoi diari, un’attività che lo accompagnò per tutta la vita. Nel 1896 partecipò per la seconda volta al Pensionato artistico, classificandosi primo. Si trasferì definitivamente a Roma nel gennaio 1897, dove ebbe modo di frequentare architetti e artisti come Ettore Ximenes, per il quale nel 1900 progettò in stile floreale un villino in piazza Galeno. Nello stesso anno, per l’elaborato finale del Pensionato, scelse come tema un campo sportivo immaginato in forme liberty. Durante gli anni del soggiorno romano disegnò diversi progetti (monumento ai caduti di Dogali, pergamo per la chiesa di S. Silvestro in Capite, monumento a Benedetto Brin).
Effettuò innumerevoli viaggi in Italia e all’estero per visitare città e paesi, immortalati sempre nei suoi diari e carnet. Nel 1900 si fidanzò con la figlia dello scrittore e patriota Raffaello Giovagnoli, Enrica, sua musa ispiratrice per il resto della vita. Ritornò all’insegnamento prestando servizio presso la Scuola normale femminile Margherita di Savoia a Roma. Nel 1901 si sposò; testimoni furono il pittore Cesare Maccari, il maestro Giovanni Sgambati, lo scultore Ettore Ximenes e il senatore Emanuele Paternò di Sessa.
Con l’eliminazione dei docenti maschi nelle scuole femminili, fu comandato dal ministero presso il Foro Romano, sotto la direzione di Giacomo Boni, per il quale aveva già lavorato come disegnatore per alcuni rilievi. Dopo l’esame della Giunta superiore di belle arti, del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione e del Collegio dei docenti della Scuola di applicazione per gli ingegneri, il 21 ottobre 1902 ottenne la laurea <i>ad honorem</i> di architetto civile. Nel 1903 vinse il posto per ingegnere presso l’Ufficio regionale per la Conservazione dei monumenti del Piemonte e della Liguria e si trasferì a Torino. Ebbe l’opportunità di eseguire numerosi lavori di restauro (tra i quali quelli per il duomo di Chivasso, per la chiesa di S. Cristina a Torino, per palazzo S. Giorgio a Genova, per l’arco di trionfo di Finalpia). Iniziò a studiare Filippo Juvarra, con rilievi e ricerche archivistiche. Grazie all’appoggio di Damiani Almeyda, nel 1905 conseguì la vittoria al concorso per la cattedra di disegno architettonico presso la Regia Università di Napoli (quattro anni dopo vinse anche l’ordinariato). Nella città partenopea, oltre all’insegnamento, esercitò fino al 1909 anche l’incarico come conservatore che gli permise di lavorare, tra gli altri, ai rilievi per i restauri della chiesa di S. Lorenzo Maggiore, del duomo di Barletta, della rocca Janula di Montecassino e dell’altare de Pazzis nella chiesa di S. Giovanni a Troia. Nel 1906 ebbe grande notorietà con la decorazione in stile liberty della gioielleria Knight in piazza de Martiri. Nel 1909 Paterna Baldizzi pubblicò il primo libro Gradus ad Parnassum relativo alle sue opere concepite e realizzate fino a quel periodo. A Napoli progettò e costruì in questo periodo interessanti architetture in stile floreale.
Durante la Grande Guerra prestò nuovamente servizio militare. In seguito, ritornò a lavorare a Napoli, dove riprese l’insegnamento universitario. Nel 1923 progettò per l’impresa dei suoi allievi Giovagnoni e Nicotera, il teatro sociale (oggi Savoia) e il grande albergo a Campobasso in forme tardoliberty, forse la sua ultima opera più interessante (si è conservato il solo teatro). Negli anni finali della sua vita partecipò a diversi concorsi, ma senza mai riportare alcuna vittoria. Fece parte di innumerevoli commissioni ministeriali ed edilizie. Diresse per trentadue anni l’Istituto di architettura e ornato dell’ateneo napoletano.
Scrisse i suoi tanti diari di viaggio, articoli polemici e saggi storici con la stessa passione con cui insegnò e disegnò architetture, paesaggi, arredi, decorazioni d’interni, ferri battuti e pergamene: «in tutta la sua carriera egli fu assillato da due esigenze spesso inconciliabili: l’una era una sentimentale, se pur autentica, vocazione figurativa e l’altra era un bisogno di collezionare titoli ed onorificenze, un irresistibile fascino per l’ufficialità» (De Fusco, 1989, p. 92).
Morì a Roma il 18 maggio 1942.

Opere
Villa Ximenes, Roma 1900;
progetti per il concorso per il cimitero, Mantova 1901-03;
gioielleria Knight in piazza de Martiri, Napoli 1906;
progetto per il primo concorso per la stazione di Milano 1907;
progetto per la villa de Berardinis, Pescara 1908;
progetto per il concorso di restauro della chiesa di S. Rosa, Viterbo 1909;
progetto di un edificio per l’Esposizione di belle arti, Napoli 1911;
primo villino per l’avvocato Alfredo Marotta in via Solimene al Vomero, Napoli 1912;
secondo villino Marotta al Vomero, Napoli 1912;
terzo villino Marotta al Vomero, Napoli 1913;
casa-studio per Filippo Cifariello in via Solimene al Vomero, Napoli 1913;
pastificio e abitazione De Rosa - Di Nola, Castellammare 1913-21;
casa colonica, Monterotondo 1914;
villa per Pietro Palladino alla Gaiola, Napoli 1914-21;
case popolari, Pozzuoli 1915; progetto di viale panoramico tra Capodimonte e via Tasso, Napoli 1918;
piano di lottizzazione di Cuma nuova, 1918-19;
progetto dell’Isola Mirabile 1921;
progetto del negozio sotterraneo Daco, Napoli 1921;
teatro sociale (Savoia) e grande albergo, Campobasso 1923;
villa a Marechiaro, Napoli 1923;
istituto vocazionario a Pianura, Napoli 1923;
villino Di Ruocco, Gragnano 1923; edicole Cobianchi, Napoli 1925;
progetto di concorso per il palazzo delle Poste, Napoli 1928;
edificio della quarta funicolare per la SPEME (Società partenopea di edilizia moderna ed economica) in via Manzoni, Napoli 1930;
progetto di concorso per il palazzo degli uffici finanziari dell’Avvocatura, Napoli 1933;
progetto di concorso per il monumento a Armando Diaz, Roma 1934;
progetto di concorso per il palazzo del Littorio, Roma 1934;
progetto di concorso per la piazza imperiale all’Eur, Roma 1937-38.

Scritti
Progetto vincitore del concorso di 2. grado per l’architettura al pensionato artistico nazionale del 1896, Torino 1902;
Saggi di composizione e rilievo, Torino 1903;
La chiesa di S. Giorgio dei Genovesi in Palermo, Torino 1904;
Fra uno schizzo e una nota: dai diari dei viaggi artistici, Torino 1905;
Due maioliche di Giovanni Della Robbia, Napoli 1906;
A proposito della decorazione di una gioielleria in piazza Martiri a Napoli, Torino 1907;
Gradus ad parnassum. Disegni vari e progetti architettonici, Torino 1909;
Cenno storico dell’Associazione nazionale insegnanti disegno…, Napoli 1910;
Il disastro universitario: cenni critici sugli edifici della Regia Università di Napoli, in L’Ingegneria moderna, 15 gennaio-15 febbraio 1911, pp. 1-7;
L’Archivio artistico nazionale a Roma, ibid., 15 maggio-15 giugno 1911, pp. 1-9;
Il tramonto del Vignola, in IX Congresso internazionale degli architetti, Roma… 1911. Tema IV, Considerazioni sull’architettura moderna, s.l. 1911;
Rocca Janula nell’arte e nella storia, Napoli 1913;
I limiti delle arti di architettare. Discorso letto il 25 novembre per l’inaugurazione dell’anno accademico 1917-18 nella Regia Università di Napoli, Napoli 1918;
Altare votivo della famiglia di Ettore De Pazzis in S. Giovanni Battista di Troia (Foggia), Napoli 1918;
Monte Echia e S. Lucia: tradizioni e origine di Napoli. Conferenza tenuta il 23 aprile 1925 alle Università Popolare… Progetto di pubblica passeggiata e di collegamento del rione S. Lucia con Corso Vittorio Emanuele, Napoli 1925;
Domenico Morelli: nel primo centenario della nascita. Conferenza inaugurale della Esposizione e dell’anno VI della Accademia di belle arti…, Napoli 1928;
La scuola di disegno di architettura della Regia Università di Napoli dalle origini al 1931, Napoli 1932;
Nozioni generali di prospettiva, Napoli 1933;
Premesse alle lezioni grafiche di disegno architettonico dettate nella Regia Università di Napoli… anno scolastico 1906-1928, Napoli 1933;
Onoranze rese alla memoria di Raffaele Giovagnoli a Monterotondo il 22 aprile 1934, Roma 1934; La prima chiesa di Roma, Roma 1941;
Non omnis moriar. Dal diario dei miei viaggi artistici e della mia attivita professionale: progetti, disegni, studi, rilievi architettonici, schizzi a penna, acquarelli, Roma 1943;
L’arte medioevale nella chiesa di S. Chiara di Napoli, Roma 1944.

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