Item 7r-12v - 7r-12v Copia del testamento di Johannes Faber

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7r-12v Copia del testamento di Johannes Faber

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  • Roma, 12 settembre 1629 (Creation)

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Copia del testamento di Johannes Faber redatto dal notaio apostolico
Adriano Gallo, Roma 12 settembre 16293.

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IL TESTAMENTO DI JOHANNES FABER
Roma, 12 settembre 1629
B.A.N.L., Fondo Johannes Faber, Filza 412 cc. 7r-12va
In nomine Domini, Amen.
Presenti publico instrumento cunctis ubique pateat evidenter et sit notum quod anno
ab eiusdem Domini nostri Iesu Christi nativitate millesimo sexcentesimo vigesimo
nono, indictione duodecima, die vero duodecima mensis septembris, pontificatus autem
sanctissimi in Christo patris et domini nostri domini Urbani divina providentia Papae
Octavi anno septimo. In mei notarii publici testiumque infrascriptorum, ad haec omnia et
singula infrascripta vocatorum habitorum specialiter atque rogatorum, praesentia
praesens et personaliter constitutus illustris et excellens dominus Ioannes Fabrus, filius
quondam Gasparis Bambergensis, medicus, fisicus, lector Sapientiae et semplicista sacri
Palatii Apostolici, mihi etcetera notus etcetera sanus, Dei gratia, mente, sensu etcetera, licet
corpore languens, in lecto iacens, habens eiusque prae manibus tenens praesentia folia
circumcirca consuta, eius proprio sigillo sigillata, in quo legata fecit et heredes instituit
etcetera et alia fecit prout in eis illaque mihi etcetera consignavit etcetera cui dedit
facultatem, secuto eius obitu, aperiendi ad instantiam cuiuscumque interesse
praetendentis in eius hereditate absque decreto iudicis, recognitione manus vel sigilli ac
aliis solemnitatibus de iure requisitis etcetera cassans etcetera volens etcetera super quibus
etcetera.
Actum Romae, domi suae solitae habitationis, regionis Pineae, praesentibus ibidem
etcetera: domino Cinthio Macciab, filio quondam Paduani de Bauco, Verulanae diocesis,
domino Vincentio, filio quondam Ioannis Petri Florentino, domino Bernardino, filio
domini Barnabei Thesei Pisaurensi, domino Duricoc, filio quondam Ioannis de Iosephis
de Valle Tellina, dominod Tarquinio, filio quondam Mariani Martoriati Viterbiensi,
Mariano, filio quondam Rodulphi Cotoreriie Romano ac Paulo Ruberto quondam
Philippi Romano, testibus, qui se se, una cum dicto testatore subscripseruntf, videlicet:
Giovanni Fabro etcetera; Io Cinthio Maccia fui presente a quanto di sopra; Io Vincenzo
Pieri fui presente; Io Berardino Thesei fui presente quanto di sopra; Io Durico quondam
Giovanni fui presente; Io Tarquinio Martoriati fui presente; Io Mariano Codirieri fui
presente; Paulo Roberti. Loco + + + + + + + septem sigillorum.
Exhibitum in Archivio Urbano, die 24 septembris 1629. Alv. de Ionisg.
Eisdem anno, mense, indictione et pontificatu, quibus supra, die vero decima
septima eiusdem mensis septembris. In mei eiusdem notarti publici testiumque
infrascriptorum ad hec omnia et singula infrascripta vocatorum, habitorum specialiter
atque rogatorum presentia presentes et personaliter constituti, illuster dominus Mathias
de Valle Leodiensis et illuster dominus Venantius Felicius Camerinensis mihi etcetera
cogniti, qui, stante obitu quondam domini Ioannis Fabri Bambergensis, cuius corpus
adhuc erat in mansionibus solitae habitationis, quod ego notarius una cum infrascriptis
testibus vidi, putantes sua interesse aperiri testamentum eiusdem quondam Ioannis,
conditum per acta mei etcetera, die duodecima huius seu etcetera insteterunt penes me
notarium illud aperiri et publicari omni meliori modo etcetera. Unde ego notarius in vivi
facultatis mihi traditae per dictum testatorem, idem testamentum aperui et publicavi ac
de verbo ad verbum perlegi coram infrascriptis testibus, super quibus etcetera.
Actum Romae, in regione Pineae et domi solitae habitationis ipsius quondam Ioannis
Fabri, praesentibus ibidem, audientibus et intelligentibus illustri domino Carolo
Villanarioh presbytero Leodiensi, illustri domino Eusebio Maier clerico Romano et
domino Philippo Bernardesco, quondam Ascanii Pisani, testibus ad praemissa omnia et
singula vocatis, habitis specialiter atque rogatis. Tenor vero supradicti testamenti talis est
prout infra sequitur videlicet:
Nel nome della santissima Trinità, Padre, Figliolo et Spirito Santo, Amen. Io
Giovanni Fabro, figliolo del quondam Gaspare di Bamberga, medico, fisico, simplicista
del Palazzo Apostolico e lettor della Sapienza, sano, per gratia del Signore, di mente,
senso, loquela et intelletto, ma mal di corpo, considerando l'humana fragilità, alla quale
tutti siamo sottoposti, et non essendo cosa più certa della morte e più incerta dell'hora e
punto di essa, e non volendo morire ab intestato, ma far testamento, e di miei beni
disporre, per questo ho deliberato fare il presente mio ultimo nuncupativo testamento,
che di ragion civile si dice 'senza scritti', in questo modo e forma cioè: in prima
cominciando dall'anima come più degna del corpo, quella la raccommando
all'onnipotente Dio et alla gloriosissima Vergine Madre Maria, e quando piacerà a sua
divina Maestà tirare l'anima mia a sé, voglio che il mio corpo sia seppellito nella chiesa di
Santa Maria dell'Anima, vicino alla sepoltura della signora Annai mia moglie, pregando li
signori Amministratorij della Nationek mi voglil concedere il loco gratis, si come spero
riceverlo in gratia dalle signorie loro, il quale mio corpo voglio che sia portato di notte in
detta chiesa semplicemente; nella qual chiesa intorno al mio corpo vi si ponghi solamente
otto torcie. Item ordino che, seguita la mia morte, quanto prima sia possibile, si debbiano
far celebrare cento messe nelli altari privilegiati per salute dell'anima mia.
Item lascio per ragion di legato alla sopradetta chiesa dell'Anima scudi doicentocinquanta
di moneta, con peso di celebrare e far celebrare ogni settimana due messe de morti, per
salute dell'anima et remissione de miei peccati et della sudetta signora Anna mia moglie, in
perpetuo; et quando cognoscesse l'infrascritto mio tutore che la mia heredità fosse tenue, et
che per non indebolire tanto l'heredità mi contento che a loro dispositione sia di poter
dimidiare detto legato tanto nel pagamento, quanto in celebrare le dette messe, al quale do
piena facoltà sopra di ciò necessaria et opportuna; et perché altre volte il signor Giovanni
Lapacchierm facesse il suo ultimo testamento per li atti del Garganon, nel quale ordinava si
facesse la cappella di san Benedoneo nella chiesa dell'Anima al primo altare a mano dritta,
nel quale deputò la bona memoria di monsignor Manderop et me essequutore testamentario,
et per fare detta cappella - come con effetto fu fatta - et la spesa della quale è passata tutta per
mano del quondam signor Giorgio Pescatoreq, al quale non è stato mai revisti li conti di
detta spesa, come de denari da lui havuti, perciò prego li detti signori Amministratori, et in
particolare il signor Pietro Pescatorer, nepote et herede del detto quondam Giorgio, vogli la
mia heredità per detta causa non habbi da patire incommodo alcuno, tanto più che detto
signor Giovanni lasciasse alcuni migliara di scudi a detta chiesa a intuito e contemplatione
mia; per questo li prego mi vogli concedere il sudetto loco della sepoltura senza spesa. Item,
havendo altre volte gli signori et Communi di Susilvanias terra di Sguizzarit datomi la cura et
agentia per la beatificatione di fra Nicolo Heremitau, per la qual causa mi hanno rimesso scudi
doicentocinquanta moneta, quali ho spesi in conformità d'una lista di dette spese da me
notate, per questo prego li detti signori che veglino riconoscere delle mie fatiche fatte in
detto negotio gli miei heredi, nella maniera et modo che parerà alle signorie loro,
rimettendomi in tutto e per tutto alla loro prudenzav.
Item che madonna Menicaw, mia serva, che tien cura di governare gli infrascritti miei
figlioli et heredi, alla quale per sua mercede gli ho dato, et satisfatta per tutto decembre
prossimo a venire, scudi tre il mese, perciò, oltre le sopradette mesate pagate anticipate, gli
lascio per ragion di legato altri scudi dieciotto di moneta per una sol volta, et perché detta
madonna Menica ha alcuni mobili proprii in camera sua, perciò ordino gli siano restituiti
in conformità che diranno Mattheo Lutii, Barbarax sua moglie, e madonna Maria, miei
cognato e cognate, come informati delle dette robbe che ha portate in casa mia.
Item lascio per ragion di legato a Mattheo Maiery, mio servitore, scudi quindeci di
moneta per tutto quello potesse pretendere dalla mia heredità per il servitio fattomi per
spatio di un anno e mezzo, rimettendoli diverse spese fatte per suo servitio, et oltre alii
detti scudi quindeci gli lascio altri scudi cinque moneta per una sol volta.
Item per ragione di legato lascio a Giacomo Urrigoz Tedesco, habitante in Fiorenza,
mio nepote cugino, scudi dieci moneta per una sol volta per tutto quello potesse
pretendere dalla mia heredità. Item lascio a Angelo di Monte Portio, ragazzo qual
tengo in casa per amor di Dio et accompagna alla scola li miei putti, oltre alii vestimenti
da me havute, per ragion di legato [li lascio] per una sol volta scudi cinque, che altro non
possi pretendere dalla mia heredità.
Item asserisco essere stato deputato in tutore di Giovanni Sessel, figliolo del
quondam Henrico Sesselaa, fratello cugino di mia moglie, per il quale ho speso diverse
somme de denari, si per mantenerlo a scola come in vestirlo, calzarlo et altro, come nel
mio libro tutelarebb, nel quale apparisce che rimango creditore in diversa somma di
denari, perciò ordino che gli infrascritti miei heredi non li possi repetere, ma per
ragione di legato gli lascio.
Item come procuratore di madonna Maria Islercc ho riscosso li frutti di quattro
luoghi di Monti contanti nelle persone di Catherina e Dorothea, figliole di detta
Maria et del quondam Martino Melfrix, li frutti de quali ne ho pagate diverse somme,
in particolare scudi quaranta alii fratelli di detto quondam Martino per legato da lui
fatto, et altri denari pagati a Stefano Maierdd loro patregno, come apparisce per suoi conti
che assorbisce, et avanzano li frutti da me di detti Monti riscossi.
Mi ritrovo in questa Corte essere agente dell'Arciduca Leopoldo Wilhelmo vescovo
di Passauiaee, e per lui di monsignore Amministratore Marcuardo Barone di
Eschauendiff, al quale mio gratioso signore supplico che del resto che mi avanza de
denari li vogli condonare all'infrascritti miei figlioli et heredi pupilli.
Mi ritrovo anco essere agente di monsignore illustrissimo Vescovo di Costanzagg, al
quale mio gratioso signore supplico che del resto che mi avanza de denari li vogli
condonare alii sudetti miei figlioli.
Mi ritrovo anco essere agente delli illustrissimi signori Conti Fucchari, Giovanni
giuniorehh, Giovanni Ernestoii et Otto Henricojj, quali parimente supplico che, per
l'antichissima servitù fattali da trent'anni in qua et la diligenza usata in una loro lite
importantissima, havendo ottenuto due decisioni in favore, vogli usare verso di me e
miei figlioli la loro benignissima liberalità di qualche centinaro di scudi, e quando
l'infrascritto mio figliolo maschio loro lo volessero al loro servitio, lo dedico, lo possino
chiamare acciò possino vivere sotto la loro protettione di servitù.
Item lascio li miei manuscritti di scienzakk alla nobilissima Academia Lincea et
per lei all'eccellentissimo signor Prencipe Cesisll.
In tutti et singoli altri miei beni mobili, stabili, semoventi, ragioni, attioni, nomi di
debitori presenti et da venire, in qualsivoglia loco posti et essistenti, faccio, instituisco
miei heredi universali, con la propria mia bocca nomino cioè per la metà della mia heredità
Giovanni Domenico mio figliolo legittimo et naturale, et per l'altra metà Maria Vittoria,
chiamata al battesimo Vittoria, e Maria Madalena mie figliole legitime e naturali, cioè un
quarto per ciascheduna; le quali intendo senza figlioli legitimi e naturali, o ciascheduna di
loro sostituisco a qualsivoglia delle femine il maschio in tutto, ma morendo il maschio le
femine per rata, e morendo tutti in tempo che non fossero habili a testare conforme alla
legge, o che morissero ab intestato, in tal caso per la rata di scudi novecento substituisco et
voglio che succeda li figlioli delle tre sorelle della bona memoria di Anna mia moglie,
Margherita, Maria e Barbara, in stirpe et non in capita, cioè scudi trecento per ciascheduna,
et caso che nel caso della sostitutione fosse estinta alcuna o tutte delle suddette linee, che
ritorni al corpo dell'heredità che si dirà qui appresso.
Nel resto poi della sudetta mia heredità, voglio che succedi la sudetta chiesa dell'Anima,
con peso di fare un anniversario l'anno, nel giorno della mia morte, e tante messe quanto
comporterà l'heredità ogni settimana, la rata parte per l'anima mia et sudetta signora Anna
mia moglie a satisfattione delli Amministratori pro tempore di detta chiesa.
Tutore et pro tempore curatore delli sopradetti miei figlioli deputo, ordino et voglio
che sia il signor Matthia de Valle Leodiensismm, habitante in Roma, al quale do per
compagno e per aiuto il signor Venantio Felicenn, il quale non sia obligato a tenere conto
ne dell'entrata et uscita di detta heredità, qual signore Matthia non possi risolvere cosa
alcuna senza participatione del detto signor Venantio. Essecutori del presente mio
testamento et ultima volontà deputo et voglio che sia rillustrissimo et reverendissimo
monsignor Prencipe Trivulsiooo et l'eccellentissinio signor Prencipe Cesi, quali prego
voglino adoprarsi che vadi in esecutione la presente mia ultima volontà et havere
protettione delli sudetti miei figlioli. Et questo dico et dichiaro essere il mio ultimo
testamento, mia ultima volontà, qual voglio che vagli per ragione di testamento
nuncupativo senza scritti, et se per tal ragione non valesse voglio che vagli per ragione di
codicilli o donatione causa morte et in ogni altro miglior modo cassando, annullando
qualsivoglia altro mio testamento o ultima volontà per me avanti fatto, volendo che il
presente prevagli a tutti gl'altri, et perché desidero che il presente mio testamento et ultima
volontà resti secreto sino alla mia morte, quello lo consegno a Adriano Gallo notaro Auditor
Cameraepp, al quale do facoltà che, seguita la mia morte, lo possi aprire ad instanza di
qualsivoglia havesse o pretendesse havere ragione sopra la mia heredità, senza recognitione
di mano, sigillo o decreto di giudice o altra solennità, che si ricercasse, di ragione non solo
nel modo predetto ma in ogni altro miglior modo etcetera. Questo dì dodici settembre 1629.
Io Giovan Fabro testo, dispongo come sopra manopropria.
Egoqq Adrianus Gallus Curiae Causarum Camera Apostolicae notarius, de praemissis
rogatus, prasens instrumentum subscripsi et publicavi requisitus.

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Note

Le carte presentano macchie, gore di umidità e piccole lacerazioni arginali, integrate con restauro. A c. 12v note: "Copia del testam(ento) del q(uondam) sig(no)r Gio(vanni) Fabro Bambergen(se)" e "Numero Primo" (cfr. infra l'indice alle cc. 13r-14v). Altra copia alle cc. 15r-20v. La ricevuta di pagamento del notaio si trova alla c. 192r, mentre alla c. 191r è quella del copista Claudio Francesco Duraforte per le otto copie del testamento di Johannes Faber da lui redatte in data 15 gennaio 1631. Cit. in: Gabrieli, L'Archivio [1928], p. 1224; Alessandrini, Centenario della Corsiniana [1954], p. 233s.; Baldriga, L'occhio della lince [2002], p. 193; Miggiano, Johannes Faber e la sua biblioteca (Parte I) [2010], p. 137. Il testamento è qui presentato in trascrizione integrale alle pp. XI-XIX

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